Description
La Città di Susa, attraverso la collaborazione con Amnesty International e l’Associazione Libere Sinergie organizza a Susa la mostra “What Were You Wearing”? Com’eri vestita?
Dal 13 al 17 dalle 9,00 alle 17,00 presso la sala Consiliare del Comune di Susa e il 18 e 19 dalle 14,30 alle 18,00 presso il Castello di Adelaide.
La campagna di Amnesty International Italia si concentra su una forma di violenza sessuale, lo stupro di donne e ragazze, una violazione di diritti umani fondamentali, diritto alla libertà, all’integrità fisica e psichica, all’autonomia sessuale, alla salute, alla sicurezza di cui si hanno testimonianze fin dall’antichità, ma su cui è calato a lungo un velo di tolleranza e di omertà sulla scena pubblica e culturale, fino alla seconda metà del secolo scorso quando un grande movimento soprattutto femminile lo ha portato alla ribalta del dibattito pubblico. La mostra racconta le storie di abusi poste accanto agli abiti che intendono riprodurre, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita: ci sono un abito da sera e una tuta da ginnastica, un pigiama e i jeans con un maglione a collo alto, un vestito attillato e una gonnellina al ginocchio. L’idea alla base del lavoro è quella di smantellare il pregiudizio che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
Ringraziamo Stefano Paschero di E20inSscena, il Sistema Bibliotecario Valsusa, l’Associazione Amici del Castello per la consueta e preziosa collaborazione”.
Dal 13 al 17 dalle 9,00 alle 17,00 presso la sala Consiliare del Comune di Susa e il 18 e 19 dalle 14,30 alle 18,00 presso il Castello di Adelaide.
La campagna di Amnesty International Italia si concentra su una forma di violenza sessuale, lo stupro di donne e ragazze, una violazione di diritti umani fondamentali, diritto alla libertà, all’integrità fisica e psichica, all’autonomia sessuale, alla salute, alla sicurezza di cui si hanno testimonianze fin dall’antichità, ma su cui è calato a lungo un velo di tolleranza e di omertà sulla scena pubblica e culturale, fino alla seconda metà del secolo scorso quando un grande movimento soprattutto femminile lo ha portato alla ribalta del dibattito pubblico. La mostra racconta le storie di abusi poste accanto agli abiti che intendono riprodurre, in maniera fedele, l’abbigliamento che la vittima indossava al momento della violenza subita: ci sono un abito da sera e una tuta da ginnastica, un pigiama e i jeans con un maglione a collo alto, un vestito attillato e una gonnellina al ginocchio. L’idea alla base del lavoro è quella di smantellare il pregiudizio che la vittima avrebbe potuto evitare lo stupro se solo avesse indossato abiti meno provocanti.
Ringraziamo Stefano Paschero di E20inSscena, il Sistema Bibliotecario Valsusa, l’Associazione Amici del Castello per la consueta e preziosa collaborazione”.
Costo
Gratuito
Pièces jointes
Documents
Contatti
Prénom | Description |
---|---|
Courriel | info@comune.susa.to.it |
Téléphone | 0122 648301 |
Dèrniere modification: 13/12/2021 11:27:49